Non sono costante nella dieta: perché?

non sono costante nella dieta

Quante volte hai seguito una dieta per dimagrire, per rimetterti in forma e piacerti? E quante volte hai raggiunto quest’obiettivo e lo hai mantenuto nel tempo?

Se per dimagrire può essere sufficiente seguire una dieta, per non riprendere il peso perso è invece necessario riuscire a modificare il proprio atteggiamento nei confronti del cibo e del proprio corpo.

Spesso il cibo è carico di significati che non riguardano il semplice valore nutritivo degli alimenti. Si mangia per svago, per noia, per placare un senso di inquietudine o per “scaricare” una rabbia che è difficile comunicare a parole. Oppure si mangia per “golosità”, perché il cibo è piacere, come se fosse difficile trovare questo piacere in altri aspetti della propria vita.

In questi casi, è facile perdere di vista il proprio obiettivo di forma e salute, perché il cibo assolve la funzione di panacea di tutti i mali.

Non sei costante se ricorri troppo spesso al cibo per esprimere e regolare le tue emozioni.

Oppure stai perseguendo degli obiettivi di peso e di forma irrealistici.

Il mio corpo fa schifo, non mi piace e non lo voglio. E’ troppo grosso, troppo basso, senza forma, troppo scuro o troppo chiaro. Non ho la muscolatura adeguata, non ho le gambe slanciate, ho il bacino largo, le mani tozze, le sopracciglia troppo folte, i capelli troppo crespi. Ho i fianchi larghi, e questo per un uomo non deve essere. Ho i fianchi stretti, e questo per una donna non va bene. Ho il seno troppo piatto o troppo voluminoso. Ho le labbra strette e poco carnose. Le orecchie grandi. Le guance infossate. Rughe intorno agli occhi, occhiaie, palpebre piegate, fronte bassa, zigomi invisibili. Non ho addominali scolpiti, bicipiti evidenti, mascella regolare. Sono grassa, sono magro, non ho il torace, ho le braccia lunghe o corte, il sedere inesistente o troppo sporgente, ho i piedi a papera, non sono bello, non sono bella…

Oggi più che mai il corpo viene vilipeso e tormentato, controllato e modificato per corrispondere il più possibile ai modelli culturalmente e socialmente accettati. La bellezza è quella che obbedisce ai canoni precisi imposti dalla moda e dalla pubblicità: chi ha un corpo non conforme non si piace e vive temendo di non piacere. La conseguenza è una preoccupazione ossessiva e un’angosciosa cura per il proprio aspetto, inseguendo una bellezza stereotipata raggiungibile solo a caro prezzo o mai raggiungibile. Così, perennemente in lotta con le proprie forme e misure, sarà facile demotivarsi e cercare sfogo nel cibo.

Non sei costante se non accetti il tuo corpo e cerchi ossessivamente di assomigliare a qualcuno che non sei tu.

Altre volte, a portare fuori strada è invece il pensiero di “non dover sgarrare mai”, oppure che gli “sgarri” possano essere solo quelli programmati o previsti dalla dieta che si sta seguendo. In questi casi, l’errore è quello di pensare che mangiare bene significhi avere un’alimentazione corretta “ogni giorno e ogni pasto” della propria vita. Si pensa che bisogna seguire sistematicamente un determinato schema alimentare (definito precisamente in termini quantitativi e qualitativi), col terrore che anche solo un piccolo cambiamento non previsto possa mandare all’aria tutto quanto. Lo “sgarro” diventa così la dimostrazione della propria debolezza e incapacità: uno sbaglio imperdonabile. A questo punto non resta che affogare il senso di colpa in una nuova abbuffata per poi ritornare ad essere ancora più severi con sé stessi, ripromettendosi di non fare più sgarri!

Non sei costante se non contempli di non esserlo: se ti aspetti la perfezione sarà più difficile stabilizzare delle buone abitudini alimentari.

L’idea che occorra seguire rigidamente delle regole alimentari e conformarsi a modelli stereotipati di bellezza per andare bene, oltre ad essere poco praticabile sul lungo periodo, è sbagliata e fuorviante, aprendo la strada allo sviluppo di comportamenti ossessivi o compulsivi nei confronti del cibo.

Per cambiare radicalmente quanto e cosa si mangia e passare dal cibo come sfogo, riempitivo, conforto al cibo come nutrizione, è necessaria un’educazione alimentare ed emotiva.

Bisogna conoscere il valore nutritivo del cibo e saper stare in ascolto dei bisogni del proprio corpo, che cambiano in base al ciclo di vita, genere sessuale, attività fisica, stato di salute, cambiamenti ormonali, clima, ecc. Bisogna imparare a stare con le emozioni negative, quelle che non ci piacciono e che ci fanno stare male: è solo sopportando la loro presenza che possiamo metterci in ascolto e sentire cos’hanno da dirci. Bisogna trovare il coraggio di essere, uomini e donne, liberi. Liberi di non corrispondere ai modelli estetici e di performance culturalmente imposti, liberi dal giudizio di chi è schiavo di questi modelli, liberi di pensare e scegliere con la propria testa, liberi di essere sé stessi.